Spiegazione delle parabole di Gesù

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I due figli del padrone (407.6)

La parabola di quel padre che ha due figli: uno dice: “Si, padre mio”, e poi non fa nulla; l’altro dice: “No, padre mio”, e poi fa quello che il padre gli chiede.
Non voglio qui farti meditare sui doveri dei figli e sulla bellezza dell’ubbidienza. No. Dico solo che forse quel padre non era un modello di padre. Prova ne sia che i figli non lo amavano: uno mentisce, l’altro risponde con un rifiuto che supera poi con sforzo
soprannaturale.
Non tutti i figli sono perfetti, ma anche è verità che non tutti i genitori sono perfetti. Il
comandamento dice: “Onora il padre e la madre” e chi lo contravviene pecca e sarà punito dalla Giustizia divina. Ma la Giustizia non sarebbe giustizia se non usasse la stessa misura verso chi non onora i figli. Onorare nel linguaggio antico vuol dire: trattare con del riguardo riverenziale una persona. Ora se è doveroso onorare coloro che ci hanno dato la vita e hanno provveduto ai nostri bisogni di infante e di fanciullo, non è meno vero che anche si deve, da genitori, onorare le creature che Dio ha concesso di avere ed ha affidato alle creature che le hanno generate perché le allevino santamente.

Troppo sovente i padri e le madri non riflettono che essi divengono depositari e custodi di un prodigio di Dio Creatore. Poiché ogni esistenza nuova è un prodigio del Creatore. Troppo sovente i genitori non pensano che dentro quella carne generata dalla carne e dal sangue umano vi è un’anima creata da Dio e che deve essere cresciuta ad una dottrina di spirito e verità per essere riconsegnata a Dio degnamente.
Ogni figlio è un talento affidato dal Signore ad un suo servo. Ma guai a quel servo che non lo fa fruttare, lo lascia inerte disinteressandosene, oppure, peggio ancora, lo disgrega e corrompe. Se a colui che non veglia ad arricchire il talento vivo del buon Dio, Dio chiederà con voce severa il perché e comminerà un lungo castigo, a colui che disperde e uccide l’anima di un figlio. Iddio,  padrone e giudice di tutto ciò che è, con inesorabile verdetto comminerà eterna pena al genitore omicida della parte più preziosa del figlio: la sua anima.10.7.43