Le parabole di Gesù

(021)

Il re buono e il servo cattivo (278.4)

Un re volle fare i conti con i suoi servi. Li chiamò dunque uno dopo l'altro cominciando con quelli che erano i più in alto. Venne uno che era debitore di diecimila talenti. Ma il suddito non aveva con che pagare l'anticipo che il re gli aveva fatto per potersi costruire case e beni di ogni genere perchè, in verità, non aveva, per molti motivi più o meno giusti, con molta solerzia usato della somma ricevuta per questo.
Il re-padrone sdegnato della sua infingardia e della mancanza di parola, comandò che fosse venduto, lui, la moglie , i figli e quanto aveva, finchè avesse saldato il suo debito.
Ma il servo si gettò ai piedi del re e con pianti e suppliche lo pregava: "Lasciami andare. Abbi un poco di pazienza ancora ed io ti renderò tutto quanto ti devo, fino all'ultimo denaro". Il re, impietosito da tanto dolore - era un re buono - non solo acconsentì a questo, ma saputo che fra le cause della poca solerzia e del mancato pagamento erano anche delle malattie, giunse a condonargli il debito.
Il suddito se ne andò felice. Uscendo di lì, però, trovò sulla sua via un altro suddito, un povero suddito al quale egli aveva prestato cento denari tolti ai diecimila talenti avuti dal re. Persuaso del favore sovrano, si credette tutto lecito, e preso quell'infelice per la gola gli disse: "Rendimi subito quanto mi devi".
Inutilmente l'uomo piangendo si curvò a baciargli i piedi gemendo: "Abbi pietà di me che ho tante disgrazie. Porta un poco di pazienza ancora e ti renderò tutto, fino all'ultimo spicciolo".
Il servo spietato chiamò i militi e fece condurre in prigione l'infelice perchè si decidesse a pagarlo, pena la libertà o anche la vita.
La cosa fu risaputa dagli amici del disgraziato i quali, tutti contristati, andarono a riferirlo al re e padrone. Questi, saputa la cosa, ordinò gli fosse tradotto davanti il servitore spietato e guardandolo severamente disse: "Servo iniquo, io ti avevo aiutato prima perchè tu diventassi misericordioso, perchè ti facessi una ricchezza, poi ti ho aiutato ancora col condonarti il debito per il quale tanto ti raccomandavi che io avessi pazienza. Tu non hai avuto pietà di un tuo simile mentre io, re, per te ne avevo avuta tanta. Perchè non hai fatto ciò che io ti ho fatto?"
E lo consegnò sdegnato ai carcerieri perchè lo tenessero finchè avesse tutto pagato, dicendo: "Come non ebbe pietà di uno che ben poco gli doveva, mentre tanta pietà ebbe da me che re sono, così non trovi da me pietà".

(Spiegazione)