Le parabole di Gesù

(052)

Parabola dei cattivi consiglieri (569.1 - 569.2)

Un tempo un gran re mandò, nella parte del suo regno che voleva provare della sua giustizia, il suo figlio diletto dicendogli: "Va', percorri ogni luogo, benefica in mio nome, istruisci su di me, fammi conoscere e fammi amare. Ti dò ogni potere, e tutto ciò che tu farai sarà ben fatto."
Il figlio del re, presa la paterna benedizione, andò dove il padre lo aveva mandato, e con qualche suo scudiero e amico si dette instancabile a percorrere quella parte del regno del padre suo.
Ora questa regione, per un succedersi di sventurati avvenimenti, si era moralmente suddivisa in parti l'una all'altra contrarie, le quali, ognuna per proprio conto, facevano grandi grida, e inviavano pressanti suppliche al re per dire che ognuna era la migliore, la più fedele, e che le vicine erano perfide e meritavano castigo. Perciò il figlio del re si trovò di fronte a cittadini i cui umori variavano a seconda della città alla quale appartenevano, uguali in due cose: la prima nel credersi ognuno migliore degli altri, e la seconda nel voler rovinare la città vicina e nemica, facendola decadere nel concetto del re.
Giusto e sapiente come egli era, il figlio del re tentò allora di istruire, con molta misericordia, alla giustizia, ogni parte di quella regione, per farla tutta amica e beneamata dal padre suo. E, poichè era buono, vi perveniva sebbene lentamente perchè, come sempre avviene, solo i retti di cuore, di ognuna delle diverse provincie della regione, seguivano i suoi consigli. Anzi, è giusto dirlo, proprio là dove con sprezzo si diceva che meno era sapienza e volontà, egli trovò più volontà di ascoltarlo e divenire sapienti nella verità. Allora quelli delle provincie vicine dissero: "Se non ci diamo da fare la grazia del re andrà tutta a questi che noi sprezziamo. Andiamo a sovvertire coloro che noi odiamo e andiamoci fingendo di essere noi stessi convertiti e disposti a deporre gli odi per fare onore al figlio del re".
E andarono. Si sparsero in veste di amici fra le città della provincia rivale, consigliando, con falsa bontà, le cose da farsi per onorare sempre più e sempre meglio il figlio del re, e perciò il re suo padre. Perchè onore dato al figlio, messo di suo padre, è anche sempre onore dato a colui che lo ha mandato.
Ma quelli non onoravano il figlio del re, anzi lo odiavano fortemente sino a volerlo rendere odioso ai sudditi e al re stesso. Tanto furono astuti nella loro falsa bonomia, tanto bene seppero presentare per ottimi i loro consigli, che molti della regione vicina accolsero per buono ciò che era malvagio, e lasciarono la via giusta che seguivano per prenderne una ingiusta, e il figlio del re constatò che la sua missione in molti falliva.
Ora ditemi voi: quale fu il maggior peccatore agli occhi del re? Quale il peccato di coloro che consigliavano, e di coloro che accettarono il consiglio? E ancor vi chiedo: con chi, quel re buono, sarà stato più severo? Non sapete rispondermi? Io ve lo dirò.
Il più grande peccatore agli occhi del re fu colui che sobillò al male il proprio prossimo per odio allo stesso che voleva ricacciare in tenebre di ignoranza ancor più fonde, per odio verso il figlio del re che voleva sconfiggere nella sua missione facendolo apparire incapace agli occhi del re e dei sudditi, per odio verso il re stesso perchè se l'amore dato al figlio è amore dato al padre, ugualmente l'odio dato al figlio è odio dato al padre.
Dunque il peccato di coloro che consigliavano male, con piena intelligenza di consigliare il male, era peccato di odio oltrechè di menzogna, di odio premeditato, e quello di coloro che accettarono il consiglio credendolo buono era unicamente peccato di stoltezza. Ma voi ben sapete che è responsabile delle sue azioni chi è intelligente, mentre chi, per malattia o altra causa, è stolto, non è responsabile in proprio, ma sono i suoi parenti responsabili per lui.
Per questo sinchè un fanciullo non è maggiorenne è ritenuto irresponsabile, ed è il padre che risponde delle azioni del figlio. Perciò il re, che era buono, fu severo con i mali consiglieri intelligenti, e benigno con gli ingannati da essi, ai quali mosse soltanto un rimprovero: quello di aver creduto a questo o quel suddito prima di interrogare direttamente il figlio del re e sapere da lui quali erano veramente le cose da fare. Perchè è soltanto il figlio del padre colui che sa realmente le volontà del padre suo.

(Spiegazione)