Valtorta and Ferri
Lorenzo Ferri (1902-1975), pittore e scultore con studio in Roma, produceva opere soprattutto d'arte sacra ed era studioso della Sindone.

Autobiografia
L'Evangelo come mi è stato rivelato
I quaderni del 1943
I quaderni del 1944
I quaderni dal 1945 al 1950
Libro di Azaria
Lezione sull'epistola di Paolo ai Romani
I quadernetti
 

Dalla Presentazione di Pietro Ferri, Presidente dell'Associazione "Lorenzo Ferri - Centro Culturale".

Lorenzo Ferri raccontava di aver conosciuto Maria Valtorta tramite Padre Berti, che egli aveva incontrato durante l'allestimento dei progetti per le porte della basilica di San Pietro. Tornando insieme cn lui, a piedi, verso il quartiere romano di Monteverde, gli parlava dei suoi studi sulla Sindone e del suo desiderio di conoscere il Volto di Cristo.
Padre Berti gli disse: "C'è chi può descrivere quel Volto, che vede tutti i giorni". L'artista capì che si trattava di visioni e replicò: "Senta, modestamente sono uno studioso e quindi posso accettare solo dati sicuri, ricavati dall'esperienza. La Sindone è una cosa seria, non si possono prendere in considerazione visioni e veggenti". Si sentì rispondere: "Venga a Viareggio e giudiche da Sè. Molti, prima di lei, si sono stupiti".
Lorenzo Ferri incontra Maria Valtorta nel 1949 a Viareggio, ove la scrittrice vive costretta a letta da una paralisi. Gli appare lucida, pragmatica, acuta, l'esatto contrario di una esaltata. L'artista le mostra le foto della propria ricostruzione del busto sindonico vivo, apprezzato da illustri sindonologi, e ne riceve un parere non esaltante, poichè "non è così che ella vede il Volto di Cristo".
Ferri, superata l'irritazione, le chiede di decrivere ciò che vede: lui proverà a disegnarlo. Comincia così un'avventura. L'artista, uno scettico che a malapena trattiene l'impulsività, e la Valtorta, con il suo carattere imperioso e schietto, si accordano per lavorare in un modo particolare. Seduto con il blocco in mano, egli le dà le spalle perchè ella possa seguire il rapido schizzo e dare suggerimenti. Poi egli elabora e sottopone alla sua approvazione.
Le illustrazioni "sotto dettatura" furono eseguite nel corso di circa quattro anni e non sono la semplice trascrizione di quanto Maria Valtorta descriveva. Pur entrando in sintonia con lei, l'artista dava vita e forma a volti ed ambienti con il proprio tratto inconfondibile.
Se una tavola richiedeva del tempo, Lorenzo Ferri la elaborava nel suo studio romano ed in quel caso la critica o l'approvazione arrivavano per posta.

La Madonna negli scritti di Maria Valtorta
Una vita con Maria Valtorta
Pro e contro Maria Valtorta
Preghiere
I 20 Misteri del Rosario
Sinossi Valtortiana dei 4 vangeli
Ricordi di donne che conobbero Maria Valtorta
I tre cantici
Gesù tentato
La Maddalena
I venti Misteri del Rosario
Via Crucis
Fior di parabole
Amare come Dio comanda
Teresa di Lisieux e Maria Valtorta
Piccoli amici di Gesù
Condannata ma approvata
Valtorta and Ferri

 

"La Cena che mi ha mandato come ambiente va bene, ma come visi!...Ma perchè non ha fatto i visi come ha fatto qui da me nel 1950? Anche la resurrezione di Lazzaro mi piace solo a metà, così nudo, mentre era fasciato... Quel volto di Gesù è proprio bello, soave, espressivo, perfetto come me lo ricordo nei momenti (rari) che era felice, sereno, orante". (Lettera di maria valtorta a Lorenzo Ferri del 2 giugno 1953).
Ferri, un giorno, entrando nella camera della Valtorta, la trova col vokto bianchissimo. Maria spiega di aver visto nel cortile (dove lei non poteva andare) Gesù che annuiva davanti ai ritratti a pastello degli apostoli, messi all'aperto per farne asciugare il fissativo, tranne che per Giovanni, disegnato con un mento eccessivamente volitivo. L'artista, senza esitare, taglia il foglio e ridisegna il mento. (.....)
Esistono concordanze tra le descrizioni valtortiane e gli studi sindonici di Ferri, per i quali l'artista impiegò anni di ricerche sul telo e tre fasi di verifica scientifica per la ricostruzione plastica. Uno schizzo eseguito sotto dettatura della Valtorta gli fece rendere conto che aveva sotto gli occhi un risultato del tutto simile a quello costatogli anni di fatica e di sperimentazione.
Ferri vedeva l'incontro con Maria Valtorta come la chiave di volta dei suoi studi sindonici già ventennali e troppo legati, fino ad allora, alle conoscenze indiscusse e universalmente accettate. Ella fece paret di quella schiera che l'artista chiamava degli "ottimi contrari", i quali, costringendolo a focalizzare un problema, lo portavano a sempre più approfondite verifiche scientifiche. Dal canto suo, Ferri fu vero testimone della Valtorta di quegli anni, dei quali l'epistolario e le tavole sono immagine viva.