Evoluzionismo
Dai Quaderni
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Se l’uomo è derivato dalla scimmia, la quale per evoluzione progressiva è divenuta uomo, come mai in tanti anni che sostenete questa teoria, non siete mai riusciti, neppure con i perfezionati strumenti e metodi di ora, a fare di una scimmia un uomo? Potevate di una coppia di scimmie intelligenti prendere i più intelligenti figli e poi i figli intelligenti di questi e così via. Avreste ormai molte generazioni di scimmie selezionate, istruite, curate dal più paziente, tenace e sagace metodo scientifico, ma avreste sempre delle scimmie. Se mai vi fosse una mutazione, sarebbe questa: che le bestie sarebbero meno forti fisicamente delle prime e più viziose moralmente, poiché con tutti i vostri metodi e strumenti avreste distrutto quella perfezione scimmiesca che il Padre mio creò per questi quadrumani.
Un’altra domanda. Se l’uomo è venuto dalla scimmia, come mai ora l’uomo, anche con innesti e ripugnanti incroci, non torna scimmia? Sareste capaci di tentare anche questi orrori se sapeste che ciò potesse dare sanzione approvativa alla vostra teoria, ma non lo fate perché sapete che non riuscireste a fare di un uomo una scimmia. Ne fareste un brutto figlio d’uomo, un degenerato, un delinquente forse, ma mai una vera scimmia. Non lo tentate perché sapete in anticipo che fareste una pessima riuscita e la vostra reputazione ne uscirebbe rovinata.
Per questo non lo fate, non per altro. Perché di avvilire, per sostenere una vostra tesi, un uomo a livello di un bruto, non sentite nessun rimorso né orrore. Siete capaci di questo e di ben altro. Siete già voi dei bruti perché negate Dio e uccidete lo spirito che vi differenzia dai bruti. 20.12.43
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La bellezza è uno dei doni che Dio ha dato ai Progenitori. Essi riflettevano la Perfezione che li aveva creati. Questa era purissimo Spirito, ma anche se non poteva l’uomo essere tutto spirito come il suo Creatore, poteva – e Dio volle così fosse – testimoniare con la perfezione di un corpo armonico e bellissimo, vaso vivo per contenere uno spirito senza labe di colpa, da quale Origine provenisse e ciò a frantumare la vergognosa teoria del vostro discendere da un quadrumane.
Da Dio venite, non da una bestia che l’antica legge mosaica diceva “immonda”. Ricordate: “Fra tutti gli animali che camminano a quattro piedi, saranno immondi quelli che camminano sopra le loro mani”. 30.5.44
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L’uomo ha l’immagine che per l’uomo Dio Creatore ha ideato. Non aveva certo bisogno il Potente e l’Infinito di ottenere l’uomo da un’evoluzione secolare di quadrumani. Il quadrumane fu quadrumane dal momento in cui fu creato e fece i primi lazzi sugli alberi del terrestre paradiso. L’uomo fu uomo dal momento che Dio lo creò dal fango e, cosa non fatta per nessun altro creato, gli alitò lo spirito in volto. 14.7.44
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Chi pende verso il razionalismo è già un indebolito nella vista spirituale. Quando poi lo elegge, mette lenti inadatte al suo indebolito vedere e vede malamente del tutto. Sappiano vedere, vedere bene e il Bene. Vedere Dio nel suo continuo perfetto operare col mantenere la Creazione che ebbe vita per suo Volere, col rendere la salute e la vita dove già è certa la morte.
Come possono, coloro che vogliono spiegare la creazione e la vita come autogenesi e poligenesi, negare che l’Onnipotente possa meno di ciò che poté creare al principio e non era neppure materia ma solo caos e poi erano solo cose limitate e imperfette? E’ logico, puramente logico e ragionevole che si possa ammettere il miracolo del caos che da sé si ordina e genera da sé la cellula e la cellula si evolve in specie e questa specie in altre sempre più perfette e numerose, mentre si definisce che Dio non poté fare da Sé tutta la creazione? E’ logico e ragionevole sostenere l’evoluzione della specie, anzi di una data specie sino alla forma animale più perfetta perché dotata di parola e di ragione, anche solo di queste, quando si vede, da millenni che ogni creatura animale non ha acquistato ragione e parola pur convivendo con l’uomo?
Ogni animale, da millenni è quale fu fatto. Ci sarà stato impiccolimento strutturale, ci saranno stati incroci per cui, dalle razze prime create, vennero altre razze ibride. Ma per passare di epoche e di millenni mai si vide che il toro cessasse d’esser tale e tale il leone e tale il cane che pur convive con l’uomo da secoli e secoli. E neppure mai si vide che le scimmie, col passare dei millenni e coi contatti con l’uomo, di cui possono sì, imitare i gesti
ma non possono imparare la favella, divenissero uomini, almeno animali uomini. Sono le stesse creature inferiori che smentiscono, con l’evidenza dei fatti, le elucubrazioni dei cultori della scienza solo razionale. Quali erano, sono. Testimoniano dell’Onnipotenza di Dio con la varietà delle specie. Ma non si sono evolute. Quali erano sono rimaste, coi loro istinti, le loro leggi naturali, la loro speciale missione che non è inutile, mai, anche se in apparenza può parerlo. Dio non fa opere inutili e totalmente nocive. Il veleno stesso del serpente è utile e ha la sua ragione d’essere. Pag. 555-1945/50 -
Gen.6,1-4 “ E avendo cominciato gli uomini a moltiplicarsi sulla terra e avendo avuto delle figliole, i figli di Dio, o figli di Set, videro che le figliole degli uomini (figlie di Caino) erano belle e sposarono quelle che fra tutte a loro piacquero … Ora dunque, dopo che i figli di Dio si congiunsero colle figlie degli uomini e queste partorirono, ne vennero fuori quegli uomini potenti, famosi nei secoli”.
Gli uomini che per potenza del loro scheletro colpiscono i vostri scienziati e ne deducono che al principio dei tempi l’uomo era molto più alto e forte di quanto è ora e dalla struttura del loro cranio, deducono che l’uomo derivi dalla scimmia. I soliti errori degli uomini davanti ai misteri del creato.
Se la disubbidienza all’ordine di Dio e le conseguenze della stessa avevano potuto inoculare negli innocenti il Male con tutte le sue diverse manifestazioni di lussuria, gola, ira, invidia, superbia e avarizia e presto l’inoculazione fiorì in fratricidio provocato da superbia, ira, invidia e avarizia, quale più profonda decadenza e quale più profondo dominio di Satana avrà provocato questo peccato secondo?
Adamo ed Eva avevano mancato al primo dei comandi di Dio all’uomo (…) ma non peccarono nell’altro ramo dell’amore: quello verso il proprio prossimo. Non maledissero neppure Caino, ma piansero sul morto nella carne e sul morto nello spirito in ugual misura, riconoscendo che giusto era il dolore da Dio permesso, perché essi avevano creato il Dolore col loro peccato e per primi dovevano sperimentarlo in tutti i suoi rami. Rimasero perciò figli di Dio e con loro i discendenti venuti dopo questo dolore. Caino peccò contro l’amore di Dio e contro l’amore di prossimo. Infranse l’amore totalmente e Dio lo maledisse e Caino non si pentì, perciò egli e i propri figli furono figli dell’animale detto uomo.
Se il primo peccato di Adamo ha fatto tanto decadere l’uomo che avrà prodotto di decadenza il secondo al quale si univa la maledizione di Dio? Quali fomiti di peccato nel cuore dell’uomo-animale perché privo di Dio e a quale potenza saranno giunti, dopo che Caino ebbe non soltanto ascoltato il consiglio del Maledetto, ma lo ebbe abbracciato come suo padrone diletto, uccidendo per ordine suo? La discesa di un ramo, di quello avvelenato dal possesso di Satana, non ebbe sosta ed ebbe mille volti. Quando Satana prende, corrompe in tutti i rami. Quando Satana è re, il suddito diviene un satana, un satana con tutte le sfrenatezze di Satana. Un satana che va contro la legge divina e umana, un satana che viola anche le più elementari e istintive norme di vivere da uomini dotati di anima e s‘imbruttisce nei più laidi peccati dell’uomo bruto.
Dove non è Dio, è Satana. Dove l’uomo non ha più anima viva, è l’uomo bruto. Il bruto ama i bruti. La lussuria carnale, più che carnale perché afferrata ed esasperata da Satana, lo fa avido di tutti i connubi. Bello e seducente gli pare ciò che è orrido e sconvolgente come un incubo. Il lecito non lo appaga. E’ troppo poco e troppo onesto, e pazzo di libidine cerca l’illecito, il degradante, il bestiale.
Quelli che non erano più figli di Dio, perché col padre e come il padre avevano fuggito Dio per accogliere Satana, si spinsero a questo illecito, degradante, bestiale ed ebbero mostri per figli e figlie. Quei mostri che ora colpiscono i vostri scienziati e li traggono in errore. Quei mostri che, per la potenza delle forme e per la selvaggia bellezza e una radenza belluina, frutti del connubio fra Caini e i bruti, fra i bruttissimi figli di Caino e le fiere, sedussero i figli di Dio, ossia i discendenti di Set (…) Fu allora che Dio, a impedire che il ramo dei figli di Dio si corrompesse tutto con il ramo dei figli degli uomini, mandò il generale diluvio a spegnere sotto il peso delle acque la libidine degli uomini e a distruggere i mostri generati dalla libidine dei senza Dio, insaziabili nel senso perché arsi dai fuochi di Satana.
L’uomo, l’uomo attuale, farnetica sulle linee somatiche e sugli angoli zigomatici e non volendo ammettere un Creatore, perché troppo superbo per poter riconoscere di essere stato fatto, ammette la discendenza dai bruti! Per potersi dire: “Noi, da soli, ci siamo evoluti da animali a uomini”. Si degrada, si auto degrada, per non volersi umiliare davanti a Dio e discende. Oh, se discende! Ai tempi della prima corruzione ebbe dell’animale l’aspetto, ora ne ha il pensiero e il cuore e la sua anima, per sempre più profondo connubio col male, ha preso il volto di Satana in troppi. 30.12.46
Dall'Epistola ai Romani
- Parlare di avvilenti discendenze non serve per giustificare il prodigio spontaneo dell’uomo intelligente. L’evoluzione non potrebbe mai dare a una bestia la perfezione umana ‘visibile’. Parlando di quelli che non ammettono lo spirituale, non parlo che di perfezione umana materiale e perciò ‘visibile’. Anche questa sola è sufficiente a negare l’evoluzione della bestia a uomo e a testimoniare della creazione divina. Rm. 49 – 7.1.48
- Non ci fu autogenesi e non ci fu evoluzione ma ci fu la Creazione voluta dal Creatore. La ragione di cui siete tanto orgogliosi, dovrebbe farvi persuasi che dal nulla non si forma la cosa iniziale e dalla cosa unica ed iniziale non può venire il tutto.
Solo Dio può ordinare il caos e popolarlo d’innumeri creature che formano il Creato e questo potentissimo Creatore non ha avuto limitazioni nel suo creare che fu molteplice, né nel creare creature già perfette, ognuna perfetta secondo il fine per il quale è stata creata. E’ stolto pensare che Dio abbia creato, volendo darsi un Creato, cose informi, attendendo di essere da esse glorificato quando le singole creature e tutte le creature, avessero raggiunto, con successive evoluzioni, la perfezione della loro natura perché fossero atte al fine naturale o soprannaturale per il quale sono state create. (…)
L’uomo attuale non è il risultato di un’evoluzione ascendentale, ma il doloroso risultato di un’evoluzione discendentale, perché la colpa di Adamo ha per sempre leso la perfezione fisico-morale-spirituale dell’uomo originale. (…)
L’uomo non è il risultato di un’evoluzione, così come il Creato non è il prodotto di un’autogenesi. Per avere un’evoluzione occorre sempre avere una prima sorgente creativa. Pensare di aver avuto dall’autogenesi di una sola cellula le infinite specie, è un assurdo impossibile. Per vivere, la cellula ha bisogno di un terreno vitale in cui siano gli elementi che permettono e mantengono la vita. Se la cellula si auto formò dal nulla, dove trovò gli elementi per formarsi, vivere e riprodursi? Rm. 128 – 28.5.48
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La tesi dell’origine dell’uomo secondo la teoria evoluzionista che si appoggia sulla conformazione dello scheletro e sulla diversità dei colori della pelle e dell’aspetto per sostenere il suo errato asserto, non è tesi ‘contro’ la verità dell’origine dell’uomo – creatura creata da Dio – ma a favore. Perché ciò che rivela l’esistenza di un Creatore è proprio la diversità dei colori, delle strutture, delle specie delle creature da Lui, il Potentissimo, volute. Se questo vale per le creature inferiori, più ancora vale per la creatura – uomo; il quale è uomo creato da Dio anche se, per circostanze di clima e di vita e anche per corruzione – per cui venne il diluvio e poi, molto dopo, nelle prescrizioni del Sinai e nelle maledizioni mosaiche, così severo comando e castigo – mostra diverso aspetto e colore da razza a razza. Rm. 131– 28.5.48
- Nel diluvio perirono i rami corrotti dell’umanità brancolante nelle tenebre conseguenti alla caduta, nelle quali e solo per i pochi giusti, come attraverso nebbie pesanti, giungeva ancora un solo raggio della perduta stella: il ricordo di Dio e della sua promessa.
Perciò, distrutti i mostri, l’Umanità fu conservata e moltiplicata nuovamente dalla stirpe di Noè, giudicata giusta da Dio. Venne perciò resa alla natura prima del primo uomo: fatta sempre di materia e di spirito e rimasta tale anche dopo che la colpa aveva spogliato lo spirito della Grazia divina e della sua innocenza.
Quando e come avrebbe dovuto l’uomo ricevere l’anima, se egli fosse il prodotto ultimo di un’evoluzione dai bruti? E’ da supporsi che i bruti abbiano ricevuto insieme alla vita animale l’anima spirituale? L’anima immortale? L’anima intelligente? L’anima libera? E’ bestemmia solo pensarlo. Come allora potevano trasmettere ciò che non avevano? E poteva Dio offendere se stesso infondendo l’anima spirituale, il suo divino soffio, in un animale, evoluto sin che si vuole pensarlo ma sempre venuto da una lunga procreazione di bruti? Anche questo pensiero è offensivo al Signore.
Dio, volendosi creare un popolo di figli per espandere l’amore di cui sovrabbonda e ricevere l’amore di cui è sitibondo, ha creato l’uomo ‘direttamente’, con un suo volere perfetto, in ‘un’unica operazione’ avvenuta nel sesto giorno creativo, nella quale fece della polvere una carne viva e perfetta che poi ha animata, per la sua speciale condizione di uomo, figlio adottivo di Dio ed erede del Cielo, non solo già dell’anima (che anche gli animali hanno nelle nari) e cessa con la morte dell’animale, ma dell’anima spirituale che è immortale, che sopravvive oltre la morte del corpo e che rianimerà il corpo, oltre la morte, al suono delle trombe del Giudizio finale e del trionfo del Verbo Incarnato, Gesù Cristo, perché le due nature, che insieme vissero sulla Terra, vivano insieme gioendo o soffrendo, a seconda di come insieme meritarono, per l’eternità. Rm. 132 – 28.5.48